|RECENSIONE| Io prima di te - Jojo Moyes

agosto 05, 2017








Copertina del libro

A 26 anni, Louisa Clark sa molte cose.
Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell'autobus e casa sua.
Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese situato nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa e, probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. 
Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione.








Partiamo da una doverosa precisazione: non è una storia d'amore nel senso semplicistico del termine.
Quando si prende un libro del genere è quasi un delitto pensare che vi sia solo il lato “ti amo, XOXO, Baci & Abbracci” in quanto è tutto il contrario.
E' un libro che segna, che apre la mente sul mondo dei tetraplegici e dell'inferno che vivono giornalmente. Uno dei pochi libri in grado di ampliare gli orizzonti e, forse, far crescere emotivamente il cuore di ognuno di noi.





La vera storia d'amore è quella che si prova verso la vita.
Un amore che dura per tutti i giorni che respiriamo su questa terra.
Lo sa Lou, lo sa Will.

Will Traynor è bello, è uno spietato uomo d'affari, è ricco, ha una bella donna e ha tutto quello che una persona possa desiderare. Ma un giorno tutto questo gli viene strappato a causa di un incidente: un motociclista lo investe in un giorno di pioggia, così si ritrova in un attimo tetraplegico e sulla sedia a rotelle.
Louisa Clark – per gli amici Lou – è bizzarra, nei suoi vestiti vintage multicolor, chiacchierona e piena di vita. Tutte le sue certezze crollano quando perde il lavoro, unica fonte di sostentamento per l'intera famiglia (padre, madre, sorella, nipotino e nonno) e il suo fidanzato, un personal trainer fissato con la perfetta forma fisica. I parenti cominciano a farle pesare la cosa, a tratti additandola come una fallita. La sua unica speranza di riscatto è l'ultimo annuncio arrivato all'ufficio di collocamento: i Traynor cercano una badante per un disabile per soli sei mesi, ad una paga ottima.
Inspiegabilmente viene assunta, nonostante non abbia esperienza in merito, ed è a questo punto che Will e Lou si incontrano, dando vita a siparietti divertenti, battutine sarcastiche e continui sproni. Ma c'è qualcosa che lui non le dice: finiti i sei mesi che lui ha concesso ai genitori andrà alla Dignitas per il suicidio assistito.
Lou, allora, venutolo a sapere comincia a darsi da fare per fargli cambiare idea: si consulta con la sorella “cervellona”, Treena, comincia a fare programmi, lo spinge ad uscire e organizza una vacanza. Il tutto inframmezzato con le continue crisi di Will, le varie visite mediche e le corse in ospedale per le polmoniti. 
E non sa che, alla fine dei sei mesi, non solo si ritroverà innamorata di lui, ma profondamente mutata nel profondo.





In questo romanzo viene descritto lucidamente il tormento di un tetraplegico. E' uno di quei libri che distrugge l'animo, in quanto chi non è nelle medesime situazioni non può capire.
Il tema dell'eutanasia è affrontato con garbo, con uno stile limpido e chiaro, senza giudizi ed opinioni.
E' un semplice dato di fatto.
Qui mi ricollego al discorso iniziale sulla storia d'amore: per quanto Will sia innamorato di Lou è chiaro che l'amore per questa donna non sia abbastanza da fargli cambiare idea. Perché lui è un uomo vitale, imprigionato in un corpo che lo sta uccidendo tra atroci sofferenze e dolori continui. E, paradossalmente, è proprio l'amore per la vita e per Lou la causa scatenante che lo convince ad aver fatto la scelta giusta di andare alla Dignitas: per lasciarla vivere una vita piena che lui non avrà mai più.
Ho letto in giro che Will è stato egoista, pensando solo a se stesso, ma il passaggio chiave, quello che mi ha fatto comprendere appieno questo gesto da molti criticato, è stato quando la madre di Will, Camilla, spiega a Lou che il ragazzo aveva trovato un unico chiodo sporgente in mezzo ai mobili, e con la carrozzina, imperterrito, aveva sfregato il suo polso avanti e indietro per tagliarsi le vene. 
Ci vuole determinazione per fare una cosa simile, e si può trovare in fondo alla disperazione cieca e sorda della paralisi e delle continue malattie da minimi sbalzi termici, dall'abbandono e dalla totale solitudine che questa situazione porta. Per questo mi sono commossa solo alla fine quando, seduta su un tavolino a Parigi, Lou legge la lettera di Will.
Era prevedibile, scontata quella fine.
Ha smesso di soffrire, regalando la libertà e la vita a chi lo ha amato davvero.




Ma cosa avrà fatto Lou, dopo di lui?
Lo scopriremo nella recensione del libro "Dopo di te" (clicca qui per leggerla)




Recensione a cura di:





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